Nei decenni a cavallo tra l’800 e il 900, la parte bassa di Villar Perosa era spesso coperta da una nuvola di fumo derivante dalle locomotive a vapore che trainavano il trenino di fondovalle. Per questo quell’area assunse, e ha mantenuto sino ai giorni nostri, il nome di “Borgo del Fumo”.
Situato principalmente in zona pianeggiante, è parte del quartiere l’area attrezzata e parco “Lago Iceberg” ideale per trascorrere una piacevole giornata, con la possibilità di sostare per un picnic e praticare la pesca sportiva; affidandosi all’associazione responsabile, presente sul posto, per gli eventuali suggerimenti necessari per una pesca divertente e soprattutto proficua.
Nel cuore del Borgo del Fumo sorge la struttura polivalente “Finestra sulle Valli” dotata di cinema, teatro, sede della biblioteca comunale, sale per eventi e tempo libero, nonché di una sala adibita alla mostra sull’Avvocato Giovanni Agnelli, visitabile in concomitanza con gli eventi legati alla struttura polivalente.
Il Borgo del Fumo è rappresentato nel suo logo da un piccolo Mulino. E’ l’immagine semplificata del mulino Baldracco conosciuto da 150 anni dai villaresi come il “Mulino della Terra Nera” tutt’ora esistente come edificio in Via Nazionale 174. Qui si macinava e poi si spediva per i vari impieghi la grafite estratta dalla miniera Santa Barbara in Borgata Miandassa, nella zona detta “Cialargeto”. Nel mulino lavoravano diversi uomini addetti al funzionamento dei macchinari e parecchie donne che provvedevano alla cernita della grafite prima della macinazione. Era di concezione molto semplice, come molti altri mulini dell’epoca situati sul territorio valligiano. L’estrazione della grafite iniziò nel 1860 e terminò nel 1966 anno in cui la miniera fu chiusa.
Le numerose miniere di grafite sono presenti nella bassa Val
Chisone a quote comprese tra i 600 e i
IL TRASPORTO INTERNO ED ESTERNO
Nei primi decenni dell’attività mineraria la grafite veniva
di solito portata all’esterno con la gerla. Passando dal periodo pionieristico
a quello della estrazione secondo metodi più razionali vennero presto
introdotti nelle gallerie piccoli vagoncini detti “vagunot”. Per il trasporto a
valle, man mano che si migliorano le strade,
comparvero le slitte e qualche carretto, prima trainato a mano, poi dai
muli e poi con il motocarro. Data la miseria ed il bisogno in cui versavano le
famiglie, questo lavoro era spesso eseguito dalle donne (che non risulta abbiano
mai lavorato in galleria) a cui era affidato il trasporto a valle. Il tragitto
della grafite da Santa Barbara attraversava
L’attività mineraria in valle ha impegnato per decenni centinaia di persone, modificando le abitudini di vita e lavoro, migliorando le condizioni economiche, influenzando lo sviluppo sociale e culturale di intere generazioni, costituendo un patrimonio culturale e manuale di estrema importanza che non si vogliono e non si possono disperdere.
Le società di mutuo soccorso che nascono e si sviluppano in Italia nel corso del XIX secolo sono le prime forme associative in cui tra i lavoratori si concretizza il principio di solidarietà, dispiegando forti potenzialità organizzative per attuarlo, anticipando iniziative assistenziali e previdenziali che lo Stato assumerà più tardi in prima persona. La spinta viene da una progressiva presa di coscienza da parte dei lavoratori delle loro condizioni di sfruttamento e di precarietà di vita e dalla ricerca in se stessi, prima ancora che nelle istituzioni politiche, della forza e degli strumenti necessari per farvi fronte. Il lavoratore salariato, quando si ammalava, era costretto ad indebitarsi irreparabilmente, a ricorrere alla carità pubblica e privata e ad impegnare al Monte di Pietà anche le cose più necessarie. Le società di mutuo soccorso avevano lo scopo principale di erogare ai soci che, per malattia, non potevano assicurarsi temporaneamente il sostentamento con il lavoro, un sussidio grazie ad un fondo alimentato dalle quote versate dagli associati.
La società operaia di Villar Perosa sorge più tardi rispetto ad altri paesi del Pinerolese, fatto spiegabile con la condizione di un comune dove non ci sono ancora delle fabbriche. Essa viene fondata il 30 giugno 1889 con il titolo di “Società Agricola ed Operaia di Mutuo Soccorso di Villar Perosa”, sotto la guida del benemerito fondatore Ughetto Stefano (Gianet) e dei suoi collaboratori.
Dai primi anni di attività le riunioni sono mensili, ogni
decisione viene presa con un atto deliberativo, e a dicembre viene votato il
direttivo per l’anno successivo. Ogni mese vengono versate le quote sociali
nella misura stabilita annualmente e ogni trimestre si dà lettura delle entrate
e delle uscite.
Nata sul finire del 1800, superate le proprie traversie
interne e quelle determinate dagli avvenimenti storici, nel 2008
Il Quartiere della Piazza detto anche Borgo del Municipio è
così chiamato in quanto si sviluppa attorno all’edificio Comunale ampliandosi
successivamente verso le borgate Saretto e Cascina Grossa. Lo stendardo blu e
rosso e come logo
In passato, alle
spalle del Municipio (oggi piazza Centenario) la collina era a ridosso della
Casa Comunale e adiacenti vi erano alcuni campi per il gioco delle bocce, un
ritrovo frequentato nei rari momenti di svago. Nel 1930, infatti, sei giorni
lavorativi e l’invito fascista a non disertare il lavoro nei campi, lasciavano
poco spazio al tempo libero dei villaresi. Un sentiero ed un piccolo ponticello
tracciavano la via per
Molte cose sono cambiate da allora, ma oggi come in passato
la strada dinanzi al Municipio che sale alla bellissima e luminosa Chiesa di
San Pietro in Vincoli è sempre la stessa come è rimasto tale il fresco ed ombreggiato
viale alberato detto “la leja” e percorrendolo prima di giungere sul sagrato
possiamo già intravedere la chiesa che si staglia nitida su un piccolo
promontorio. Alternativamente deviando sulla strada pedonale adiacente
IL MUNICIPIO E L’ALA COMUNALE
Nel 1907 Giovanni Agnelli dona al comune l’edificio della scuola costruito su terreno di sua proprietà comprendente alloggi per i maestri, uffici comunali ed una striscia di terreno ad uso campicello scolastico. Il fabbricato viene ampliato nel 1924 su disegno dell’arch. Carlo Charbonnet ed in seguito diviene sede del solo Municipio, che per anni dipende dall’officina la quale è fornitrice ufficiale degli amministratori – che sono dipendenti RIV – e del materiale per gli uffici ed assicura la manutenzione della struttura. Nel 1961 il Municipio viene parzialmente trasformato con la demolizione della scala esterna, la costruzione delle scale interne ed i due nuovi balconi, la sistemazione delle aperture e dei serramenti di facciata, la modifica dei servizi igienici.
L’ala comunale era stata eretta nel 1930 e donata dal senatore Agnelli alla municipalità. Per far sì che la donazione sia esente da tasse di registro e successione, Agnelli destina ufficialmente la struttura a palestra all’aperto e scuola estiva richiamandosi all’art. 1 del R.D. 9 aprile 1925 n.380 che permette l’esonero in caso di donazione a favore di enti a scopo di beneficenza, istruzione od educazione. L’edificio è una tettoia in cemento armato a pianta irregolare per coprire completamente il lotto a disposizione, semplice nella forma e priva di ogni decorazione. Caratterizzata dalla presenza di un timpano ed al ritmico susseguirsi delle arcate perimetrali sfrutta la pendenza del terreno e comprende nella parte sottostante due locali destinati a magazzino o cantina, usati come rifugio antiaereo durante la guerra. Nel restauro del dopoguerra il tetto, prima piano, è stato rifatto a falde con tegole marsigliesi.
Il Municipio, che Giovanni Agnelli aveva costruito
parallelamente con
PILONE DEL SARETTO
Il Pilone del Saretto ha la datazione del 1899 incisa sulla croce di ferro che lo sovrasta. All’interno una bella statua dedicata alla Madonna della Pace. In passato esisteva già un pilone antecedente a quello attuale, situato dall’altro lato della strada; la posizione del pilone è poi stata cambiata a causa del continuo franare della scarpata per effetto della pioggia, del gelo e del disgelo. Costruito su proprietà della famiglia Gay, che per tradizione si occupa della cura e manutenzione. Ancora oggi, per tutto il mese di maggio, si recita il Santo Rosario davanti al pilone e si celebra tutti gli anni una messa per benedire famiglia e borgata, a ricordo di una tradizione; alla fine del mese di maggio si organizzava una processione che partiva dalla chiesa di Sant’Aniceto, arrivava al pilone e si concludeva con una Funzione solenne. Del pilone si ricordano tre restauri. Il primo dopo la seconda guerra mondiale in rigraziamento per lo scampato pericolo del bombardamento del 3 gennaio 1944. Il secondo, eseguito nel 1986, fu affidato al pittore Guy Rivoir. Fu un restauro accurato, da vero artista: il pilone fu ritinteggiato e decorato internamente ed esternamente. Lo stesso pittore eseguì tre artistiche formelle in cotto, incastonate nella parete frontale. Fu sostituita la porta di protezione di rete metallica con un cancello in ferro battuto eseguito dall’artigiano sig. Bacelli. La spesa fu notevole, ancora coperta da borghigiani e amici. Alcuni anni fa, la signora Angelica Pons si occupò del restauro delle pareti esterne non protette, e delle scritte inerenti agli ultimi rifacimenti.
TERRITORIO
Dalla borgata Saretto numerosi sentieri si diramano sul versante attraversando borgate in un ambiente diversificato. E’ interessante ritrovare sul territorio i segni del passaggio dell’uomo ed imbattersi nei resti di qualche casa isolata, forni non più utilizzati, fontane, lavatoi, piloni e terrazzamenti di muro a secco. Una ulteriore nota di interesse del territorio montano villarese è la possibilità di praticarvi la mountain-bike o, in caso di nevicate, percorrere gli itinerari con le ciaspole. Proseguendo la salita si giunge a colle Mortero mt.945 con la possibilità poi di proseguire in cresta in direzione Prà Martino o San Giuliardo. C’è ancora un breve itinerario in prossimità della borgata Saretto chiamato “Sentiero dei Bambini” in località San Si Sel. Per chi lo volesse visitare può introdursi nel sentiero da Via dei Muretti poco dopo aver superato la borgata.
L’AFFRESCO DI CASCINA GROSSA
La “Madonna del maialino” è situato su un muro in Via Primo Laurenti. C’è chi dice che si tratti di una Madonna e chi di Sant’Antonio. E’ stato dipinto nel 1757 e la sua storia è legata a misteriose sparizioni di persone del borgo e militari che alloggiavano nella caserma che sorgeva tre-quattro secoli fa proprio a Cascina Grossa. La leggenda racconta che nel luogo dove avvenivano le inspiegabili morti, un maiale si allontanava furtivamente dal posto, le indagini non portarono a nulla: a nessun contadino era scomparso un maiale. Si sospettò un legame tra il maiale ed il diavolo, provarono a sparargli ma nemmeno i proiettili sembravano scalfirlo. Qualcuno suggerì di usare pallottole d’oro. Il maiale, dopo l’ennesimo crimine, fu colpito, ma scappò e il suo corpo non fu trovato. Pochi giorni dopo, fu rinvenuto il cadavere di un uomo, molto conosciuto in paese, morto per la ferita di un proiettile d’oro. L’affresco venne dipinto per intrappolare per sempre l’animale assassino in un muro, sotto il controllo costante della Madonna.
Alcuni anni fa, per recuperare l’affresco ormai consumato, grazie ai fondi raccolti dai volontari, all’amministrazione comunale ed in concomitanza al progetto nazionale “voler bene all’Italia” promosso dall’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, è stato restaurato.
Villar Perosa fino all’inizio del 1900 non ebbe un vero e proprio nucleo storico che facesse da concentrico. Il paese era composto da una serie di borgate di marcata impronta rurale disseminate per lo più in posizioni soleggiate lungo i pendii del monte Rocciacotello, colle Prà Martino e del monte Pianass. Villar aveva allora un’economia prettamente agricola ed una popolazione distribuita in grande maggioranza nelle borgate. L’evento che determinerà il cambiamento sarà la nascita della RIV. Il Borgo dei Nobili diventa il primo nucleo urbano moderno dell’era industriale di Villar Perosa. Il 29 settembre 1906 nasce a Torino in via Marocchetti la società in accomandita semplice Roberto Incerti & C. Villar Perosa,, fabbrica di cuscinetti a sfere e sfere in acciaio. Per capitale 600 mila lire di cui 150 di Agnelli, 100 di Incerti, 50 di Ettore Rabezzana, 250 della FIAT e 50 della FIAT Brevetti. Roberto Incerti cederà più tardi la sua quota di capitale. L’attuale paese prende forma solo con l’impianto e lo sviluppo dello stabilimento. Quest’ultimo richiama manodopera e nasce di conseguenza il problema di dare alloggio agli operai che recandosi al lavoro scendono dalle vallate o salgono dalla pianura. Ed è allora che Giovanni Agnelli, imprenditore e Sindaco, provvede a realizzare per la vita ed il benessere dei cittadini-dipendenti delle opere fuori dalla fabbrica con la costruzione di edifici di abitazione e servizio. Il nuovo centro di Villar Perosa cresce come la stessa RIV con aggiunte successive in base alle esigenze che man mano affiorano: si edificano dapprima case operaie a “caserma” e convitti in un secondo momento, l’insieme viene trasformato con la costruzione di altri edifici di servizio, in un vero e proprio villaggio operaio. La municipalità Villarese è tutt’uno con l’azienda che provvede ad ogni problema, da quelli assistenziali alla preparazione scolastica dei giovani. L’industria intanto progredisce e Villar Perosa diviene un centro industriale con l’81,4% della popolazione attiva occupata in fabbrica. Nel periodo della prima guerra mondiale, con l’aumentare dei contratti di fornitura aumenta anche la manodopera per cui le strutture abitative, fino ad allora realizzate, si rivelano insufficienti.
Giovanni Agnelli costruisce negli anni 1915-1916 un nuovo
complesso di case operaie su terreno di sua proprietà posto di fronte allo
stabilimento, nella località denominata “Ruata del Pozzo”, il villaggio
Giovanni Agnelli ha una struttura a ventaglio ed una strada centrale interna
che va dall’ideale prolungamento dell’ingresso principale della fabbrica alla
chiesa e la strada statale. Nel 1931 viene costruito un corpo centrale
cilindrico chiamato “
Il logo quindi vuole rappresentare questa “signorilità” ed è accompagnato dai colori verde e bianco.
Per garantire alla comunità del villaggio autosufficienza si migliora l’organizzazione e si potenziano i servizi sociali.
MUNICIPIO E ALA COMUNALE: scuola e amministrazione
CONVITTO: nella fabbrica appena sorta gli operai locali sono pochi, molta manodopera viene da fuori (soprattutto donne) nel 1909 viene costruito il convitto gestito dalle Suore del Santo Natale.
REFETTORIO: un edificio utilizzato come refettorio per gli operai viene costruito nel 1910 di fronte al convitto.
PANIFICIO: di fronte allo stabilimento viene eretto un magazzino cooperativo ed un panificio affinché gli operai potessero trovare sul posto un vitto sano a modestissimo prezzo.
STAZIONE: già nel 1883 era entrata in funzione la tranvia Pinerolo-Perosa Argentina. Nel 1918-1919 viene costruito un edificio, simile al panificio, per la stazione dei tram con ufficio postale e farmacia.
DOPOLAVORO: costruito negli anni
BAGNI PUBBLICI: sono costruiti nel 1931 per provvedere all’igiene personale della popolazione.
AMBULATORIO: costruito fra le due guerre, colonia elioterapica, fornito di refettori, sale di ritrovo, cucine, dispense, docce, sale per le visite mediche, ambulatorio ed anche una bella e vasta piscina, nonché di ampi terrazzi.
MONUMENTO DELL’ALPINO: nella piazza del complesso edilizio, viene eretto il monumento ad opera dello scultore Giorgio Ceraioli.
CIMITERO: con l’aumento dei residenti, avvenuto negli anni dopo la prima guerra mondiale, il Consiglio comunale decide di ampliare il piccolo cimitero esistente a monte della parrocchia in San Pietro in Vincoli.
CASA DEL FASCIO: si approva il progetto di costruzione di un fabbricato da adibirsi a sede del fascio locale, opere assistenziali, organizzazioni giovanili e combattentistiche.
ALBERGHI: i dipendenti RIV sono “assistiti” anche nelle loro escursioni domenicali. Sul vicino colle Prà Martino a 916 mt., poco più in là della colonia estiva per i figli dei dipendenti, Giovanni Agnelli fa costruire un albergo ristorante con venti posti letto. Un secondo edificio iniziato a fine anni 30 nell’attuale viale Agnelli con la destinazione di convalescenziario, danneggiato dai bombardamenti del 1944, verrà ricostruito e convertito in albergo con 22 posti letto ed aperto al pubblico nel 1952, questa struttura ricettiva è stata legata fino agli anni 80 alla squadra di calcio della Juventus, oggi è adibita in parte ad alloggi privati ed in parte ad albergo.
TEATRO: costruito alla fine degli anni 30 nell’area ora occupata dal giardino AVIS e per il tempo una costruzione modernissima ad anfiteatro. Distrutto nel bombardamento del 1944 non viene più ricostrutito. Nel dopoguerra è adibita a cinema-teatro-palestra una struttura preesistente a monte del villaggio “Edoardo Agnelli”.
SCUOLE: Clara Boselli, moglie di Giovanni Agnelli, risulta
già nel 1906 membro della commissione di vigilanza scolastica e nel 1913 viene
avviata la scuola materna. Nel periodo fra le due guerre, insieme alle nuove
strade di collegamento, sono costruite le scuole nelle frazioni. Il Municipio è
adibito anche ad uso scolastico fino al 1938. Nel 1939 viene inaugurata una
nuova scuola elementare con palestra e piscina coperta, che verrà poi distrutta
dal bombardamento del 1944 ed al suo posto sarà costruito l’oratorio maschile.
L’attuale edificio della scuola elementare sarà costruito nel
Gli anni del consenso fascista che Villar Perosa celebrava
puntualmente ad ottobre, dal balcone della casa del fascio ora abbattuta,
passano veloci e nel 1940 l’Italia entra in guerra con il conseguente
disastroso andamento. Nei primi mesi del 1943 iniziò la costruzione dei Rifugi
antiaerei nella collina a monte del villaggio operaio. Un’opera grandiosa,
unica nel suo genere, OGGI VISITABILE, che finita in giugno poteva ospitare
fino a 2500 persone. Il 9-10 novembre 1943 avviene un primo bombardamento, ma
le due ondate di “Liberator” non producono danni rilevanti. Il 3 gennaio 1944
alle 11.45, cinquantanove fortezze volanti sganciano 312 bombe da
Per ringraziare dello scampato pericolo, la famiglia Morè Ester fa erigere un pilone di forma moderna, con l’esterno di mattoni a vista e all’interno una Madonnina. E’ situato a lato della scalinata per raggiungere viale Agnelli da via Nazionale, tra la tabaccheria e la farmacia.
Nel dopoguerra si ricomincia, si ricostruisce. Nel 1956
Situato ai piedi del Monte Rocciacotello mt.1035 sul versante di Pramarin ed a nord di San Benedetto il Cantun Russi con le sue borgate è così chiamato per il rigido clima in inverno ed in passato per l’ideologia politica di alcuni Borghigiani legati al periodo storico dell’ex Unione Sovietica. E’ per questo motivo la scelta del colore rosso nel rappresentare il borgo. Più recente quella del logo: l’orso. Una porzione di territorio particolarmente fredda (Borgata Artero) fu chiamata Siberia Villarese e per questo, gli abitanti del Cantun Russi, vennero denominati “sovversivi”.
TERRITORIO
Per riscoprire il passato
agricolo Villarese nel Cantun Russi ci si può avvalere di un tracciato pedonale
detto appunto sentiero delle mele, dei Pumatè (produttori di mele) come vengono
chiamati i Villaresi in vallata. Il percorso è un anello lungo complessivamente
Sono tutte varietà tipiche delle nostre zone, solo la varietà Carla sembra trarre origine dalla Liguria.
L’anello completo richiede meno di due ore di percorrenza. E’ utile indossare abbigliamento adatto e soprattutto calzature da montagna. Presso la bacheca della Borgata Prietti è stato collocato un quaderno sul quale eventuali visitatori possono lasciare la loro firma, impressioni e saluti.
Dal Cantun Russi ci si inoltra
direttamente sui sentieri e tra boschi e rigagnoli si attraversano le borgate.
Qui l’acqua è sempre stata una ricchezza, che scorre inesausta sulle zolle
feconde, tra larici, castagni, pini e dalle sorgenti sgorga acqua pura e buona
che attraversa il granito tra vene ferruginose. Barletè (Bg. Muretti),
Ferruginosa (Bg. Ciardossina), Sagna
Sulla via che conduce al Monte Rocciacotello
(il nome è dovuto ad una pietra adatta ad affilare le lame dove cacciatori ed
escursionisti si soffermano per “molare” i loro coltelli, Roca Muloira in
piemontese, infatti sono ben visibili sulla pietra i segni di tale abitudine)
si attraversa
I dati archeologici confermano del più antico centro abitato della Val Chisone, risalente all’età della pietra e presente in Epoca Romana ed ancora attivo in Epoca Cristiana. Il reperto archeologico più antico è costituito dalla “Placca Idolo” che risale ad oltre 4000 anni fa.
STELE
Altro eccezionale ritrovamento è quello della “Stele Romana dei fratelli Vibii” un cippo funerario risalente all'epoca dell'imperatore Augusto, circa 2000 anni fa. Ora esposta al Museo Valdese di Torre Pellice dopo averla reperita in un vigneto tra le case della Borgata Vinçon di Villar Perosa. Fu fatta costruire da un legionario romano Manlio Titioni per sé e per il suo commilitone Vibio. Possiamo presumere che, tornati da campagne nelle Gallie, i due reduci si fossero sistemati in Val Chisone, nelle terre dei Vibii stanziati nel pinerolese.
Un'altra stele fu ritrovata negli
anni 30 dal professor Silvio Pons, denominata
PILONI
Caratteristico il pilone di Borgata Muretti. Nella nicchia si trova la statuetta di San Pietro. Da notare ai lati un motivo decorativo a mosaico di sassolini, a testimonianza di un'esigenza artistica limitata dalla povertà dei materiali. La storia del pilone dei Muretti è collegata alla storia della strada che da Villar Perosa sale alla Borgata. Fino al 1954 c'era solo una mulattiera che poi è stata progressivamente sostituita dall'attuale strada. Il progetto fu sostenuto dall'ingegnere Pietro Bertolone della Riv che donò la statua in gesso di San Pietro dopo aver saputo l'intenzione dei borghigiani di dedicargli il pilone come ringraziamento. Gli anni sono trascorsi ma sia San Pietro che la foto del donatore sono ancora là e chi passando dai Muretti, si ferma al pilone, ancora oggi le può vedere.
Il pilone votivo della Miandassa è un reperto storico millenario. Nel 1997 per volontà del direttivo ADMO “Rossano Bella” fu riportato allo splendore originale da Mario Bella, dal pittore e maestro Edoardo Bolzonella, dalla sua allieva Maria Cipriano e da alcuni borghigiani. Il pilone è dedicato alla Sacra Famiglia, a San Chiaffredo, a San Pietro e a San Grato. Ognuno di questi soggetti è affrescato in un riquadro lievemente rientrato che si trova su ogni lato del pilone. La croce è originale forgiata a caldo, inchiodata con un solo chiodo ribattuto a caldo e piantata in un tronco di cono scolpito di pietra grigia granitica locale. Il tetto è in “lose”. Durante l'opera di risistemazione sono emersi i risultati di altri due precedenti restauri.
MINIERA SANTA BARBARA
Nel 1998 grazie alle
testimonianze degli ultimi minatori della Miandassa viene ritrovata in zona
Cialargeto
SAGNA
Nel 2000 un'altra straordinaria
iniziativa: viene convogliata la sorgente di “Sagna
Il Cantun Russi e l'acqua, questo connubio nel tempo; una piccola sorgente sottolinea e ricorda l'importanza dell'acqua nella terra percorsa e lavorata da millenni per trarne sostentamento e vita.
Rogge e fontanili diventano simboli e non si riducono solo ad un fattore estetico, geografico o ad un monumento d’ispirazione poetica, ma sono elementi di massimo rilievo nella laboriosa realtà sociale e culturale degli uomini, che nei secoli hanno unito le loro forze verso un obiettivo comune, per costruire e lasciare al futuro qualcosa di concreto, pur nella semplicità di un passato di cultura contadina.
A “Sagna
Il restauro del pilone della
Miandassa, della Miniera Santa Barbara e della Fontana di Sagna
L’area territoriale del Quartè d’Zura (Quartiere di Sopra), inizia in prossimità della SR 23 gradatamente si estende seguendo i profili del versante, risalendo tra le borgate, attraversa il “centro” Caserme e si dirama alle altre, belle ed assolate, borgate dislocate sul pendio per raggiungere i 1042 mt. del monte Pianass. E’ il borgo di Villar Perosa situato più in alto. L'ottima esposizione garantisce un clima gradevole nelle miti giornate invernali e particolarmente apprezzabili sono le passeggiate anche in questa stagione. Originariamente il paese di Villar Perosa era costituito prevalentemente dalle sue borgate e dalle case sparse. Tutti questi insediamenti sul versante della montagna hanno da sempre comportato la necessità di realizzare una complessa rete di sentieri. Sentieri per spostarsi da una borgata all'altra, o semplicemente per andare in un prato. Il Quartè d'Zura è ricco di tracciati dove è possibile passeggiare senza ricorrere alle strade asfaltate. Sono belle escursioni e gli ambienti attraversati sono diversi: il bosco di castagni, la faggeta, larici e, salendo di quota, tra colle San Giuliardo ed il rifugio degli Alpini in località Fraita fitti boschi di abeti rossi. Soprattutto d'inverno, quando gli alberi sono spogli, si possono ammirare bellissimi panorami sull'alta Val Chisone o sul fondovalle.
PILONI
La religiosità popolare è
testimoniata da segni specifici sul territorio. La presenza di piloni votivi
documenta da sempre la necessità di un rapporto con la fede cristiana. Sono
affrescati con immagini sacre o adornati con statue o quadri della Madonna o
dei Santi e, pur nella loro semplicità sono piccole opere d'arte. Nel Quartè
d'Zura, su un piccolo pianoro in mezzo ai boschi adiacenti alla borgata
Didiera, sorge un pilone antico e caratteristico. Si tratta di una cappella dal
tetto in “lose” con le falde sporgenti sul davanti. Sopra l'apertura reca la
scritta D.O.M. Joannes Gagliardino prepositus pingere fecit anno 1893.
All'interno, in centro, è raffigurata
LA MELICOLTURA NEL QUARTE’ d’ZURA
Il suolo produce in discreta quantità cereali, uve, altra frutta di varia specie e principalmente poma, pere, noci e fieno.... Così descrive le pendici di Villar Perosa lo storico sabaudo Casalis nell'ottocento. La coltura delle mele era dominante. Questo determinerà l'appellativo di “pumatè” assegnato ai Villaresi che in dialetto locale significa “persona che ha a che fare con le mele, produttore di mele”. Tutto il territorio villarese si prestava a questa coltivazione, che non era molto estesa ma numerosa e rappresentava un introito al già scarso reddito di chi coltivava la terra in queste zone. Nel Quartè d'Zura era concentrato il massimo di questa produzione ed il riferimento era la cascina Agnelli detta la “Filatura”. Il complesso edilizio della cascina Agnelli di Villar Perosa, tipico esempio di cascina a corte chiusa, rappresenta nel territorio in cui è inserito, un unicum, sia sotto il profilo storico che architettonico. La cascina e il territorio che la circonda sono rappresentati per la prima volta nel catasto terreni del 1824. La cascina Filatura risulta essere stata negli anni a ridosso del 1800 un importante centro addetto alla fabbricazione della seta, a partire dalla coltivazione delle piante di gelsi (in piemontese “murè”, per i frutti simili a more), passando attraverso l'allevamento dei bachi. Alla bachicoltura la cascina associò inoltre diverse altre attività, come la melicoltura, l'allevamento del bestiame, lo sfruttamento della legna. Ebbe importante rilievo la coltura del melo, poi divenuto simbolo del feudo, del borgo e del Comune, oggi parte integrante dello stemma del gonfalone. La composizione del terreno con alto contenuto di silicio, ferro e manganese e l'esposizione privilegiata del versante sono da sempre risultati ottimali per la coltivazione di questo albero da frutto. La coltura della mela era inoltre redditizia. La pianta non richiedeva infatti accorgimenti particolari durante l'anno: essendo un albero robusto, resistente anche alle basse temperature del periodo invernale, consentiva una produzione importante e di qualità elevata. Il frutto, poi, aveva ampio mercato, sia all'interno del comune che nel contesto del pinerolese. Oltre al tradizionale consumo fresco, la mela veniva anche utilizzata per la produzione di succhi, marmellate, sciroppi, dolci, sidro oppure essicata. La conservazione del prodotto, inoltre, era semplice e poteva protrarsi per mesi senza necessità di accorgimenti particolari. La cascina Filatura ed il suo borgo costituirono il più grande centro di produzione di mele ferruginose del Pinerolese fino alla fine del 1800. La riscoperta del passato agricolo villarese, con le sue antiche varietà ha portato, in questi ultimi anni, al deposito del marchio collettivo relativo ad un dolce, a base di mele e castagne, che i pasticceri locali hanno inventato ed è acquistabile in tutte le pasticcerie di Villar Perosa.
SAN PIETRO IN VINCOLI
Nel
La chiesa, ha la pianta a
croce greca con l'aggiunta di una spaziosa abside. La facciata concava è
fiancheggiata da due caratteristici campanili e dominata in alto e al centro da
un'ampia cupola a forma ellissoidale. Sul cornicione di base della cupola della
facciata è ben visibile lo scudo sabaudo accoppiato allo stemma dei Piccon. Il
luogo sacro racchiude al suo interno importanti opere d'arte poco conosciute e
decorazioni di stucchi pregiati. Anche le campane hanno una storia, ognuna di
loro porta incisa una invocazione religiosa ed il riferimento ai componenti
della famiglia Agnelli. La chiesa di San Pietro in Vincoli, come è attualmente,
risale agli anni 1911-1916. Fu eretta come ricorda uno stemma posto sulla
facciata, a spese di Vittorio Amedeo II, desideroso di affermare il suo
predominio sulla valle. Essa aveva tre altari in marmo di vario colore dei
quali due laterali dedicati alla Madonna e a San Giuseppe. Vi si conservavano
anche alcune reliquie. Nel 1853 nella storia della celebre chiesa entrano in
scena gli Agnelli, che ne divennero i primi benefattori. Nel
A “Sagna
Il restauro del pilone della
Miandassa, della Miniera Santa Barbara e della Fontana di Sagna